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Foglie d'olivo anticolesterolo

In otto settimane un estratto delle foglie riduce il colesterolo LDL e la pressione arteriosa



Una novità che potrebbe far piacere in Italia, terra ricca di olivi: dalle foglie della pianta si può ottenere un estratto che, secondo dati pubblicati sulla rivista Phytotherapy Research, ridurrebbe in maniera significativa il colesterolo LDL e la pressione arteriosa.


GEMELLI – I risultati arrivano da una piccola sperimentazione condotta da un gruppo di ricercatori svizzeri e tedeschi su 20 coppie di gemelli monozigoti, tutti con una lieve forma di ipertensione e il colesterolo un po' elevato: aver scelto i gemelli, osservano gli autori, ha permesso loro di eliminare le incertezze nell'interpretazione dei dati che sarebbero potute derivare dalle differenze genetiche fra individui. I medici hanno dato a uno dei due gemelli di ogni coppia un placebo, all'altro l'estratto di foglie d'olivo in due diverse dosi, 500 e 1000 milligrammi; il trattamento è proseguito ogni giorno per otto settimane, mentre i ricercatori raccoglievano dati circa lo stile di vita dei partecipanti e soprattutto analizzavano regolarmente parametri come la pressione arteriosa e il colesterolo. I dati raccolti indicano che entrambi questi fattori vengono influenzati dall'estratto, che aveva già dimostrato effetti simili in esperimenti precedenti condotti sui ratti: la pressione massima si riduce con l'estratto nella dose più elevata e soprattutto il colesterolo LDL, quello “cattivo”, cala in tutti i pazienti sottoposti al trattamento, in modo dose-dipendente (l'effetto, cioè, è maggiore al crescere della quantità di estratto somministrato).

PRINCIPIO ATTIVO – «Va detto che nessuno potrebbe mettersi a mangiare foglie d'olivo, perciò non è possibile assicurarsi l'effetto individuato dei ricercatori attraverso l'alimentazione. Bisognerà quindi capire innanzitutto qual'è il principio attivo dell'estratto responsabile delle azioni anti-colesterolo e antipertensive», commenta Andrea Ghiselli, ricercatore dell'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (Inran). «Occorrerà isolarlo e studiarlo e chissà che davvero non si riesca, prima o poi, a utilizzarlo davvero. In caso contrario mi sembra poco utile, anche perché un conto è prendere un estratto in cui la quantità dell'eventuale principio attivo può non essere sempre costante e precisa, tutt'altra storia è assumere una pastiglia in cui c'è un farmaco dosato al millesimo di grammo, con un effetto dimostrato».







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